Benvenuta Giulia! Partiamo da una domanda semplice: com’è iniziato il tuo viaggio nel mondo della scrittura?
Ciao Giulia, è un piacere essere tua ospite!
Il mio viaggio nel mondo della scrittura è iniziato molto tempo fa, quando da bambina chiesi a Babbo Natale una macchina da scrivere e lui esaudì il mio desiderio facendomi trovare una Olivetti verde scuro. Ricordo che da quel momento, per un bel po’ di tempo, cominciai a portarla con me ovunque andassi: non aveva importanza dove fossi, l’importante era scrivere. Le storie, quindi, mi hanno sempre accompagnato e con esse il desiderio profondo di vederle prendere forma, che ho trovato il coraggio di seguire davvero, però, solo una volta terminata l’Università.
Raccontaci cosa succede quando inizi a scrivere. Ti siedi e…
Mi siedo e permetto alla mente di condurmi dove vuole. La ascolto, lasciandola libera di mostrarmi luoghi che non ho ancora visto e volti che non conosco, ma che in qualche modo sento familiari. Non saprei come altro dirlo, è un insieme di fattori che si incastra alla perfezione, dando vita a qualcosa che prima non c’era. È questa la parte più affascinante della scrittura, veder nascere un mondo nuovo, che mi appartiene solo all’inizio e poi cresce e si sviluppa secondo la propria volontà. Perché le storie, così come i personaggi che le abitano, hanno una voce, che sta all’autore saper ascoltare. Si tratta di sensazioni, quindi, ma anche di ritmo, precisione e pazienza. E di musica, veicolo fondamentale di ogni emozione.
Come sei stata scoperta dalle case editrici?
Ho iniziato partecipando a dei concorsi, ricordo ancora l’incredulità mista a gioia che provai quando venni a sapere che il mio racconto, il primo in assoluto che avessi inviato, era stato selezionato. Da lì continuai, collezionando piccole gioie fino al concorso organizzato da Mondadori, che vinsi con il racconto The secret door: in quel momento realizzai che potevo provarci davvero. E così feci: pubblicai un racconto con Sperling & Kupfer, in un’antologia con prefazione di Sveva Casati Modignani, poi fu la volta di due romanzi brevi pubblicati da Rizzoli nella collana Youfeel e, per ultimo, il contratto con Amazon Publishing, per una serie di tre romanzi. Un percorso durato qualche anno, di cui è stata (ed è) fondamentale regista la mia agente letteraria, Alessandra Bazardi.
Sei laureata in giurisprudenza: il diritto è una passione che si concilia bene con la tua carriera di scrittrice?
Io credo di sì! Il diritto sta alla base di tutto il nostro vivere quotidiano, potrei definirlo lo zoccolo duro della nostra società, studiarlo è stato appassionante, educativo e mi ha insegnato la disciplina. Il rigore imparato negli anni di studio è lo stesso che mi permette di affrontare la stesura di un nuovo romanzo con la dovuta calma, senza cadere preda dell’urgenza di arrivare a una conclusione. Creare una storia è un processo lungo, che si snoda nell’arco di mesi, rispettare i tempi è fondamentale.
Quali sono i romanzi che pensi ti abbiano formata come autrice?
Ogni autore è prima di tutto un grande lettore, frase banale ma che mi sento di sottolineare. Leggere è davvero fondamentale. Detto questo, i libri che ho amato nel corso del tempo sono stati molti, ho vagato tra generi diversi e ognuno in qualche modo credo che abbia contribuito a rendermi la persona e l’autrice che sono, ma su tutti credo che i primi libri letti da bambina abbiano un peso speciale. Piccole donne, Il giardino segreto, Pattini d’argento erano i miei preferiti, e li custodisco ancora. Credo che siano stati loro a gettare le basi, mostrandomi come i sentimenti, le relazioni umane, a volte anche dolorose, fossero ciò di cui volevo davvero parlare.
Il 16 ottobre uscirà per Amazon Publishing “La cucitrice di sogni”, il tuo nuovo romanzo. Parlacene un po’.
La cucitrice di sogni è un romanzo che parla di donne, Antonia e Celeste, sono loro le protagoniste di questo libro che, come il precedente e, posso dirtelo fin d’ora, come il successivo, è costruito su due piani temporali, intrecciando una storia contemporanea e una ambientata nel passato. Due donne lontane, dunque, ma molto vicine e simili. Parla di donne e attraverso il loro percorso e la loro forza parla di sentimenti, di amori e grandi delusioni. E passioni, su tutte la danza, fil rouge dell’intera storia.
“La cucitrice di sogni” è il secondo libro di una serie che si è aperta con “Quando fioriranno le rose”: da cosa nasce questo progetto?
Il progetto nasce dal desiderio di rendere più ampio il mondo creato con Quando fioriranno le rose. Quando scrissi quella storia, che tra parentesi ho amato moltissimo, mi accorsi che non ero pronta a lasciar andare completamente personaggi e luoghi che mi erano diventati cari, così prese forma l’idea di questa serie, Villa Matilde, la casa degli amori ritrovati, che consta di tre romanzi autoconclusivi, ma legati fra loro dal rapporto che esiste tra i vari protagonisti. Dai sentimenti e dalle sfide che tutti dovranno affrontare e che, in qualche modo, sono simili. E dalle ambientazioni, che sono parte integrante di queste storie, come si evince dal titolo stesso della serie. Ho una passione per le vecchie case, magari anche decadenti, per i giardini e gli angoli nascosti, che fanno di un posto qualunque il luogo di qualcuno, e in questi libri ho cercato di trasmetterla.
Quanto c’è di te nei tuoi romanzi?
Bella domanda! Tanto, direi, anche se non mi identifico in nessuna delle mie protagoniste. Ognuna di loro ha qualcosa di me, così come ogni altro aspetto di queste storie riflette il mio modo di concepire i legami e di immaginare la vita. Scrivere è anche una forma di autoanalisi, lo dico spesso, perché creando mondi e storie diverse si mettono in luce sentimenti, paure, angosce e desideri che altrimenti rimarrebbero ancorati nell’angolo nascosto che tutti, chi più chi meno, custodiamo.
Dai un consiglio ad un autore emergente.
Ne darò tre, in barba all’avarizia.
Primo, credere in se stessi. Con coscienza, non confidando ciecamente nelle proprie aspirazioni, ma lavorando, migliorandosi, sforzandosi di guardare il proprio lavoro con occhio distaccato: non è facile, lo so, ma un buon equilibrio tra umiltà e determinazione credo siano fondamentali.
Secondo, avere qualcosa da dire. Guadare dentro se stessi, cercando la propria voce, il proprio profilo, senza farsi trascinare da mode e facili emulazioni: la sincerità è una qualità rara, che conquista.
E terzo, affidarsi a un buon agente letterario, perché secondo la mia esperienza è fondamentale per poter cercare di fare della scrittura un vero lavoro.
Progetti per il futuro?
Dopo La cucitrice di sogni, ci sarà un terzo romanzo, che chiuderà la serie di Villa Matilde: L’assaggiatrice di tè uscirà a febbraio 2019 e, pur rimanendo ancorato alle nostre ambientazioni, ci condurrà lontano, sulla soglia di un mondo carico di fascino.
E poi ci sono altre storie, altri personaggi e altri luoghi, che diventano via via sempre più reali: per ora, però, me li tengo stretti, almeno fino a quando non saranno pronti a farsi conoscere.